

Le parole del Pontefice ai cappellani ricevuti in Vaticano, da rivolgere
ai detenuti: "Non si scoraggino, non si chiudano, perché il Signore è vicino;
non è fuori, non rimane fuori dalla loro cella, ma è dentro»
Luca Rolandi - Roma dal sito Vatican Insider Alle ore 9.30 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, prima dell’Udienza Generale, Francesco
ha ricevuto nell'aula Paolo VI i partecipanti al Convegno Nazionale dei Cappellani delle carceri italiane.
Ai detenuti, a nome del Papa, ha detto Bergoglo: «potete dire questo: il Signore è dentro con loro;
nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, il suo amore paterno e materno arriva dappertutto»
ha detto Bergoglio, che ha affidato questo messaggio per gli ospiti delle sovraffollate carceri italiane
a 150 cappellani, presenti.
«Prego - ha confidato ai sacerdoti - perché ciascuno apra il cuore a questo amore. E prego anche
per voi cappellani, per il vostro ministero, molto impegnativo e molto importante, perché esprime
una delle opere di misericordia». «Voi - ha scandito Francesco - siete segno della vicinanza di Cristo
a questi fratelli che hanno bisogno di speranza». «Il Signore - ha poi concluso rivolto ai cappellani -
vi benedica e la Madonna vi accompagni».
Anche il Signore è stato "carcerato dai nostri egismi, dai nostri sistemi, dalle tante ingiustizie.
È facile punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano". Parlando a braccio durante l'udienza,
il Pontefice ha detto: "Recentemente - ha continuato - avete parlato di una giustizia di riconciliazione,
ma anche una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti, questa non è una utopia,
si può fare, non è facile perché le nostre debolezze sono dappertutto, il diavolo è dappertutto,
ma si deve tentare".
ha ricevuto nell'aula Paolo VI i partecipanti al Convegno Nazionale dei Cappellani delle carceri italiane.
Ai detenuti, a nome del Papa, ha detto Bergoglo: «potete dire questo: il Signore è dentro con loro;
nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, il suo amore paterno e materno arriva dappertutto»
ha detto Bergoglio, che ha affidato questo messaggio per gli ospiti delle sovraffollate carceri italiane
a 150 cappellani, presenti.
«Prego - ha confidato ai sacerdoti - perché ciascuno apra il cuore a questo amore. E prego anche
per voi cappellani, per il vostro ministero, molto impegnativo e molto importante, perché esprime
una delle opere di misericordia». «Voi - ha scandito Francesco - siete segno della vicinanza di Cristo
a questi fratelli che hanno bisogno di speranza». «Il Signore - ha poi concluso rivolto ai cappellani -
vi benedica e la Madonna vi accompagni».
Anche il Signore è stato "carcerato dai nostri egismi, dai nostri sistemi, dalle tante ingiustizie.
È facile punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano". Parlando a braccio durante l'udienza,
il Pontefice ha detto: "Recentemente - ha continuato - avete parlato di una giustizia di riconciliazione,
ma anche una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti, questa non è una utopia,
si può fare, non è facile perché le nostre debolezze sono dappertutto, il diavolo è dappertutto,
ma si deve tentare".
Papa Francesco telefona abitualmente ad alcuni carcerati a Buenos Aires.
Lo ha raccontato lui stesso nel corso dell'incontro con i cappellani delle carceri italiane,
ai quali ha confidato che dopo la conversazione con l'uno o l'altro dei suoi amici dietro
le sbarre, poggiata la cornetta gli viene alla mente una domanda dolorosa:
«Perché lui è lì e non io?».
«Ogni volta che chiamo i carcerati di Buenos Aires, ogni tanto la domenica per una
chiacchiera, mi domando: perché lui e non io?», ha detto parlando a braccio.
«Io - ha aggiunto - che meriti più di lui ho per non stare lì». «Fa bene domandarsi:
`Perché lui è caduto e non io?´ Le debolezze che abbiamo sono le stesse...
È un mistero che ci avvicina a loro», ha osservato il Pontefice.
Lo ha raccontato lui stesso nel corso dell'incontro con i cappellani delle carceri italiane,
ai quali ha confidato che dopo la conversazione con l'uno o l'altro dei suoi amici dietro
le sbarre, poggiata la cornetta gli viene alla mente una domanda dolorosa:
«Perché lui è lì e non io?».
«Ogni volta che chiamo i carcerati di Buenos Aires, ogni tanto la domenica per una
chiacchiera, mi domando: perché lui e non io?», ha detto parlando a braccio.
«Io - ha aggiunto - che meriti più di lui ho per non stare lì». «Fa bene domandarsi:
`Perché lui è caduto e non io?´ Le debolezze che abbiamo sono le stesse...
È un mistero che ci avvicina a loro», ha osservato il Pontefice.
Nel suo saluto a papa Francesco, don Virgilio Balducchi, a nome di tutti i cappellani
delle carceri italiani ha avanzato tre richieste al Papa: l'istituzione di un «luogo permanente»
per i detenuti e problemi delle carceri, all'interno di un dicastero vaticano,
«magari - ha suggerito - `Giustizia e pace´-; una «celebrazione di riconciliazione qui in Vaticano,
con lei», da fare l'anno prossimo, incentrata sul tema delle carceri; infine che il Papa
sostenga «anche davanti ai politici dell'Italia che anche in Italia c'è bisogno di una giustizia
maggiormente riconciliativa, e sarebbe ora che la si applicasse». Ieri sul tema, nell'ambito
del convegno, era intervenuto il segretario della Cei Monsignor Mariano Crociata.
Infine è stata donata al Papa una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute
del carcere femminile di Rebibbia. Il dono è stato consegnato al Pontefice durante l'udienza
che ha concesso ai cappellani delle carceri italiane, questa mattina prima della udienza generale.
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Le parole di Papa Francesco ai Cappellani italiani nelle carceri
con audio da Radio Vaticana 23.10.2013 :
Dal sito www.news.va
Dio non resta fuori dalle celle dei carcerati, ma è dentro anche Lui con loro: è quanto ha detto
il Papa stamani ricevendo nell’Aula Paolo VI in Vaticano, prima dell’udienza generale, i circa 200
partecipanti al Convegno nazionale dei cappellani delle carceri Italiane promosso a Sacrofano,
nei pressi di Roma, sul tema “Giustizia: pena o riconciliazione. Liberi per liberare”.
Il servizio di Sergio Centofanti:
E’ un grazie caloroso quello che Papa Francesco rivolge ai cappellani che lavorano nelle carceri
di tutta Italia, chiedendo loro di far arrivare il suo saluto a tutti i detenuti:
“Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore, prego il Signore e la Madonna
che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita.
Che non si scoraggino, non si chiudano”.
Occorre saper dire loro – afferma il Papa - che il Signore è vicino:
“Ma dite con i gesti, con le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori,
non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì.
Potete dire questo: il Signore è dentro con loro; anche lui è un carcerato, ancora
oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché
è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque.
Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange
con loro, lavora con loro, spera con loro”.
“Il suo amore paterno e materno arriva dappertutto”, ha proseguito il Papa, che prega
“perché ciascuno apra il cuore a questo amore del Signore”. Quindi, ricorda che i suoi contatti
con alcuni carcerati che visitava a Buenos Aires continuano. Continua a ricevere lettere da loro
e li chiama per telefono:
“Qualche volta li chiamo, specialmente la domenica, faccio una chiacchierata.
Poi quando finisco penso: perché lui è lì e non io che ho tanti e più motivi per stare
lì? Pensare a questo mi fa bene: poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse,
perché lui è caduto e non sono caduto io? Per me questo è un mistero che mi fa
pregare e mi fa avvicinare ai carcerati”.
Papa Francesco prega anche per i cappellani, per il loro ministero, “che non è facile”,
ma è “molto impegnativo e molto importante” perché “esprime una delle opere di misericordia”
e rende “visibile quella presenza del Signore nel carcere”:
“Voi siete segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di
speranza. Recentemente avete parlato di una giustizia di riconciliazione, ma anche
di una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti. Questa non è un'utopia,
si può fare. Non è facile, perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, anche
il diavolo c'è dappertutto, le tentazioni ci sono dappertutto, ma bisogna sempre
provarci”.
Infine, eleva la sua preghiera alla Madonna: Lei – conclude - è la Madre di tutti i carcerati.
Papa Francesco, in questi primi mesi di Pontificato, ha ricevuto oltre 500 lettere dai detenuti
italiani. I cappellani delle carceri del Paese sono 233, al servizio di circa 64.mila carcerati,
senza contare le persone agli arresti domiciliari. Durante l’udienza è stata donata al Papa
una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute del carcere femminile di Rebibbia.
delle carceri italiani ha avanzato tre richieste al Papa: l'istituzione di un «luogo permanente»
per i detenuti e problemi delle carceri, all'interno di un dicastero vaticano,
«magari - ha suggerito - `Giustizia e pace´-; una «celebrazione di riconciliazione qui in Vaticano,
con lei», da fare l'anno prossimo, incentrata sul tema delle carceri; infine che il Papa
sostenga «anche davanti ai politici dell'Italia che anche in Italia c'è bisogno di una giustizia
maggiormente riconciliativa, e sarebbe ora che la si applicasse». Ieri sul tema, nell'ambito
del convegno, era intervenuto il segretario della Cei Monsignor Mariano Crociata.
Infine è stata donata al Papa una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute
del carcere femminile di Rebibbia. Il dono è stato consegnato al Pontefice durante l'udienza
che ha concesso ai cappellani delle carceri italiane, questa mattina prima della udienza generale.
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Le parole di Papa Francesco ai Cappellani italiani nelle carceri
con audio da Radio Vaticana 23.10.2013 :
Dal sito www.news.va
Dio non resta fuori dalle celle dei carcerati, ma è dentro anche Lui con loro: è quanto ha detto
il Papa stamani ricevendo nell’Aula Paolo VI in Vaticano, prima dell’udienza generale, i circa 200
partecipanti al Convegno nazionale dei cappellani delle carceri Italiane promosso a Sacrofano,
nei pressi di Roma, sul tema “Giustizia: pena o riconciliazione. Liberi per liberare”.
Il servizio di Sergio Centofanti:

E’ un grazie caloroso quello che Papa Francesco rivolge ai cappellani che lavorano nelle carceri
di tutta Italia, chiedendo loro di far arrivare il suo saluto a tutti i detenuti:
“Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore, prego il Signore e la Madonna
che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita.
Che non si scoraggino, non si chiudano”.
Occorre saper dire loro – afferma il Papa - che il Signore è vicino:
“Ma dite con i gesti, con le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori,
non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì.
Potete dire questo: il Signore è dentro con loro; anche lui è un carcerato, ancora
oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché
è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque.
Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange
con loro, lavora con loro, spera con loro”.
“Il suo amore paterno e materno arriva dappertutto”, ha proseguito il Papa, che prega
“perché ciascuno apra il cuore a questo amore del Signore”. Quindi, ricorda che i suoi contatti
con alcuni carcerati che visitava a Buenos Aires continuano. Continua a ricevere lettere da loro
e li chiama per telefono:
“Qualche volta li chiamo, specialmente la domenica, faccio una chiacchierata.
Poi quando finisco penso: perché lui è lì e non io che ho tanti e più motivi per stare
lì? Pensare a questo mi fa bene: poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse,
perché lui è caduto e non sono caduto io? Per me questo è un mistero che mi fa
pregare e mi fa avvicinare ai carcerati”.
Papa Francesco prega anche per i cappellani, per il loro ministero, “che non è facile”,
ma è “molto impegnativo e molto importante” perché “esprime una delle opere di misericordia”
e rende “visibile quella presenza del Signore nel carcere”:
“Voi siete segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di
speranza. Recentemente avete parlato di una giustizia di riconciliazione, ma anche
di una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti. Questa non è un'utopia,
si può fare. Non è facile, perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, anche
il diavolo c'è dappertutto, le tentazioni ci sono dappertutto, ma bisogna sempre
provarci”.
Infine, eleva la sua preghiera alla Madonna: Lei – conclude - è la Madre di tutti i carcerati.
Papa Francesco, in questi primi mesi di Pontificato, ha ricevuto oltre 500 lettere dai detenuti
italiani. I cappellani delle carceri del Paese sono 233, al servizio di circa 64.mila carcerati,
senza contare le persone agli arresti domiciliari. Durante l’udienza è stata donata al Papa
una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute del carcere femminile di Rebibbia.