Ai tempi di S. Leone Magno si recitava dopo la lettura nella veglia di Pasqua. Il celebrante prende la parola e dice: "Preghiamo".
A questo invito segue un momento di silenzio per consentire ai fedeli di raccogliere le intenzioni che il sacerdote offre al Padre con la recita della colletta (adeguata al tempo liturgico e al contenuto delle letture) che significa dunque "raccogliere le preghiere" (colligere orationem). La colletta si manifesta veramente come preghiera che conclude i riti di introduzione e perciò è nel suo genere insostituibile; come tale
chiuda la 1^ parte del rito ma prepara l'animo dell'assemblea all'ascolto di Dio che parla; funge, dunque, anche da ponte per accedere alla 1^ mensa: quella della Parola.
Tuttavia la parola "collactio" non esiste di per sé ma è una forma liberamente creata che unisce i due termini latini Collatio e Collectio di cui di seguito la spiegazione etimologica:
collÄtÄo
collÄtÄo, collationis
s. f. III decl.|n. f. III décl.|s. f. III decl.
Varianti: conlatio
raccolta (s.f.)
confronto (s.m.)
1 raccolta, riunione
2 colletta, contributo, pagamento, offerta volontaria di denaro
3 paragone, giustapposizione
4 confronto, contrapposizione
5 (retor.) analogia, similitudine, parallelismo
6 (gramm.) comparazione, grado di paragone
7 collazione, confronto di codici.
collectÄo
collectÄo, collectionis
s. f. III decl.|n. f. III décl.|s. f. III decl.
Varianti: conlectio
raccolta (s.f.)
1 raccolta
2 (retor.) riassunto, sommario, riepilogo, ricapitolazione
3 (filos.) argomentazione, ragionamento, sillogismo, conclusione
4 (medic.) accumulo di umori, ascesso
5 riunione, convegno, adunata.
fonte Dizionario latino
Raccolta Collette dei 3 cicli dell'anno liturgico
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